STORIA DEL CONVITTO

storia_convitto_01La storia del Convitto comincia nella seconda metà del Cinquecento, quando Reggio viveva un periodo di transizione all’indomani del Concilio di Trento: incursioni turche, diffusione dell’eresia valdese, depressione dell’economia rurale erano gli elementi di maggiore rilievo nel quadro generale della situazione cittadina.

Nella viva speranza di risolvere gran parte dei problemi, l’Arcivescovo Gaspare Ricciulli dal Fosso, illustre prelato di nobili origini, nato a Rogliano nella Calabria Citeriore l’anno 1500, frate dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, uomo insigne per

ingegno, per dottrina, per pietà, teologo sommo, decideva di dedicarsi all’istruzione dei giovani reggini. Dopo aver fondato con l’aiuto dei Domenicani il Seminario dei Chierici, promuoveva la realizzazione di un Collegio dei Gesuiti per l’educazione dei laici. Figure fondamentali per la creazione della scuola erano il Regio Commissario Pirro Antonio Pansa, inquisitore che procurava i fondi e le autorizzazioni, ed il padre Nicolò Bobadilla, che raccoglieva aiuti di varia natura e convinceva i notabili della città circa l’utilità dell’istituzione.

storia_convitto_02La costruzione iniziò il 2 febbraio 1564. Il progetto, approvato dal faber cementarius dell’ordine gesuitico, l’architetto Giovanni Tri- stano, prevedeva la realizzazione di una struttura su due livelli, costruita sui ruderi delle case che circondavano l’antica chiesa di San Gregorio Magno. La peculiarità di questa chiesa era dovuta all’impostazione planimetrica, poiché sorgeva sulla sottostante chiesta bizantina degli Ottimati,   determinando   così   un   organismo“doppio”, non

certo definibile tipologicamente come unica unità edilizia, da accostare agli impianti “gemini” delle chiese medievali o alle cattedrali “doppie” dello stesso periodo. Le due strutture erano autonome, con caratteri planimetrici, architettonici e decorativi che ne segnavano la diversa periodizzazione. La pianta degli Ottimati conservava elementi del primo impianto bizantino. Il San Gregorio, modificato rispetto alla struttura di età normanna, si configurava come una chiesa ad aula, di modeste dimensioni, con due file di cappelle sporgenti all’esterno, cedute a notabili della città ed era conclusa da un’abside rettangolare; un corridoio nella zona retrostante la collegava al Collegio. Nella soluzione planimetrica del complesso gesuitico di Reggio, il Collegio presentava la netta separazione della parte di edificio destinata alle scuole da quella destinata alle comunità, ciascuna delle quali inquadrata da una corte. Le scuole avevano un proprio ingresso sulla via Incoronata, parallelamente all’ingresso della Chiesa; l’accesso al Collegio doveva essere situato sul lato sud del lotto e attraverso la portineria si accedeva al cortile interno, posto parallelamente al cortile delle scuole. La Chiesa era collocata in un angolo del lotto secondo la soluzione generalmente accettata ed utilizzata in tutte le soluzioni tipologiche gesuitiche. Il Collegio, corrispondente all’odierno, sorse grazie all’operosità di cinque pionieri: padre Soto, primo Rettore, il padre Nicola Faranda, consultore del Rettore, i padri Nicola Bonafede e Juan Philippo Cassino e il padre Faraone, nobile messinese. Esso cominciò a funzionare a pieno regime solo nel 1590.

Come sosteneva Filippo Iappelli, direttore della rivista dei Gesuiti “Societas”, a quel tempo si distinguevano collegi di categoria inferiore, media e superiore o universitaria. Il Collegio reggino apparteneva alla categoria inferiore con una classe di grammatica (oggi una buona scuola media), una di umanità (il ginnasio) ed un corso di retorica (un buon liceo classico).

Nel 1599 un terremoto danneggiò gravemente la struttura del Collegio tanto da pensare addirittura ad una chiusura. Come riferiva lo Schinosi, vista la carenza di fondi, rimediò all’urgente bisogno il Re Filippo di Spagna che impose al Viceré di Napoli di sgravare per qualche tempo dal pagamento delle imposte i Gesuiti di Reggio e di donare loro 1000 scudi. Con tale sussidio e grazie alle consistenti donazioni di tanti cittadini il Collegio proseguì a vivere.

Con alterne vicende i padri Gesuiti tennero il Collegio fino al 03 novembre 1767, quando il loro Ordine fu soppresso dalla monarchia borbonica per Regio Editto. Ciò mise in crisi il Collegio ma l’istituzione era ormai troppo radicata nel tessuto cittadino perché potesse essere soppressa e dunque fu trasformata in scuola pubblica con insegnanti laici per lo più letterati, notai, storici, saggisti di fama come il prof. Roscitano.

Nel 1801, la gestione del Collegio passò ai padri Basiliani dell’ex Convento di San Nicola di Calamizzi. Completata la ristrutturazione dello stesso per i gravi danni provocati dal terremoto del 1783, l’abate Fortunato Smorto poteva inse- diarsi come primo rettore del nuovo Collegio de’ Nobili, facendo porre sul frontone la seguente epigrafe, oggi perduta: “d.o.m. coenobium monachorum sub divi Basilii Magni regulam-et regale collegium adolescentibus erudiendis-in loco et supera rudera attributa-ex munificientia clementissimi invictissimique Ferdinandi IV inaedificatum-curante presule abbate-et archimandrita D. Fortunato Smorto-ex fundamentis an. MDCCCI”. Pochi anni più tardi, anche i Basiliani venivano espulsi come i loro predecessori ed il Collegio diveniva ospedale militare.

Il 16 luglio 1810 fu emanato il decreto regio n° 700 col quale venne istituita a Reggio, presso il soppresso convento dei Basiliani, una scuola secondaria di prima classe. Successivamente il decreto n. 1146 del 29 novembre 1811 stabiliva i vari gradi di insegnamento: elementare, secondario e universitario. L’insegnamento secondario, distinto in I e II grado, era quello dei collegi e dei licei. Tra licei e collegi le differenze d’ insegnamento erano quasi inesistenti:in entrambi le materie insegnate erano Grammatica, Umanità, Retorica e Poesia, Filosofia, Matematiche pure e miste, Antichità Greche e Latine,

storia_convitto_03Storia e Geografia. Le differenze esistevano probabilmente solo nei metodi. Ben presto, però questa distinzione non ebbe più gran valore a causa di un’ottima innovazione che prevedeva per ogni liceo e collegio l’aggiunta di insegnamenti di carattere professionale.

Il Regio Decreto n. 1632 del 18 febbraio 1813 istituiva a Reggio il primo Liceo, trasformando l’antico Collegio in una struttura più mo- derna, di cui era primo rettore il canonico Giovanni Ramirez e in cui insegnava tra gli altri il celebre umanista Diego Vitrioli.

Dopo una breve seconda occupazione militare (1847/1848), la scuola dal 1 febbraio 1850 tornava in gestione ai Gesuiti così come stabilito dal decreto del 30 novembre 1849, che la tennero fino all’arrivo di Garibaldi.

Con l’avvento dell’Unità d’Italia, nel 1861, il Governo provvide al ri- ordino dell’istruzione secondaria e alla trasformazione dei vecchi istituti in licei ginnasiali con annessi convitti e l’istituto divenne Real Liceo e Convitto “Tommaso Campanella”.

Primo rettore fu il piemontese Giovanni Avico, giovane ex sacerdote. Nel 1902 avvenne la divisione delle cariche tra Convitto e Liceo: primo Rettore del Convitto era il prof. Romualdo Adilardi; Preside del Liceo Classico il prof. Oreste Dito.Benchè divise le cariche di Rettore e Preside,il Liceo continuava a dipendere dal punto di vista finanziario e am- ministrativo  dal Convitto.

Il terremoto del 28 dicembre 1908 ridusse Reggio e Messina ad un cumulo di macerie. Il terremoto provocò la distruzione dell’edificio e la morte dei professori: Vincenzo Balbi e Gaetano Sollima e del bidello Giuseppe Sacco. I locali utilizzati dal Liceo risentirono molto delle gravi conseguenze di quel disastro, divenendo inagibili e causando la chiusura del Convitto. Il prof. Pasquale Aldinio, Real Provveditore agli studi, promosse la brillante iniziativa di aprire il Ginnasio inferiore o Ginnasietto, che venne situato in un baraccamento offerto dal Comitato Veneto-Trentino e le lezioni ricominciarono il 5 aprile 1909, mentre il Convitto, la cui ricostruzione era, ovviamente, più complessa per via dei dormitori, delle mense fu sospeso fino al 1911.

La sera del 3 dicembre 1913 un violento incendio distrusse il baraccamento, così come riportato dal giornale reggino “L’alba” del 6 dicembre 1913. Complici le difficoltà della guerra, la realizzazione dell’attuale edificio, intrapresa nel 1916 dall’Amministrazione Provinciale presieduta dall’ing. Pasquale Reitany, doveva attendere fino al 1926. Con decreto 1410 del 22 ottobre 1931 il Ministero autorizzò i Convitti Nazionali ad istituire corsi parificati.storia_convitto_04

Nel Convitto di Reggio fu istituito così il primo corso ginnasiale sotto il Rettore Mansuino. Nell’anno 1932/1933, sotto il Rettorato del Dr. Trapani Zuaro, venne deliberata per l’anno successivo, l’istituzione della seconda classe ginnasiale. Durante la IIa guerra mondiale, il Convitto rimase chiuso: l’attività riprese nel 1949 sotto il rettorato del prof. Ubaldo Greco. Con la Legge n. 150 del 9 marzo 1967, le scuole parificate annesse al Convitto divenivano statali. Nel 1987 si aveva l’istituzione del secondo corso di Liceo classico, che nel 1992 veniva trasformato in Liceo Sperimentale. Mal- grado la sua travagliata storia dovuta soprattutto a motivi logistici il Convitto è stato, è e sarà sempre, un’istituzione in continuo movimento, una “postazione d’avanguardia didattica”, il luogo d’elezione dove “sperimentare” e, quando il Rettore Prof. Carmelo Maccarrone propose al Collegio Docenti l’istituzione di un nuovo corso che sviluppasse la di- mensione europea dell’insegnamento mettendo a confronto le diverse culture e civiltà comunitarie, la “sfida” venne ac- cettata con grande entusiasmo. Era l’anno scolastico 1995/96 quando M.P.I. autorizzava con decreto n° 849 del 27 feb- braio 1995, il primo ciclo quinquennale di Liceo Classico Europeo, una maxisperimentazione istituita nel 1993 come “Scuola di Eccellenza” nata dalle strategie delle politiche comunitarie nel campo dell’istruzione delineate a Maastricht nel 1992. Se nel 1540 quando Niccolò Bobadilla istituì il glorioso Collegio dei Gesuiti reggino (oggi Convitto Nazionale) la nostra città fu investita da un Umanesimo più fresco ed innovatore che la destò da un lungo sonno medioevale nel 1995, a chi il Convitto “lo viveva” e “lo amava”, sembrò di ritrovare la stessa realtà viva e pulsante di quell’epoca, una “rinascita” didattica che potesse rilanciare un’Istituzione di grande valore e contribuire in modo incisivo all’evoluzione socio-culturale della città. La “sfida” era dunque iniziata ma non senza difficoltà a causa dei gravi problemi strutturali che viveva l’edificio, aggravati da un nubifragio che provocò nell’ottobre nel 1996, il crollo dei tetti del piano superiore e il conseguente sequestro dei locali da parte della Magistratura fino alla metà del gennaio 1997.

Ferma e caparbia è stata però la volontà del Rettore Prof. Maccarrone e dei suoi successori Prof. Salvatore Gioia e Prof.ssa Vera Zito, così come quella del personale docente e non docente, degli studenti e delle famiglie di tenere in vita una scuola tanto antica e prestigiosa e di dar corso all’innovazione didattica così che, malgrado tutto, la scuola è sopravvissuta e cresciuta, trovando nella grande capacità manageriale e didattica del Rettore Dr.ssa Francesca Arena, Dirigente scolastico dal 2012/13, la soluzione ai tanti problemi di ordine pratico e organizzativo e uno slancio d’innovazione didattica e culturale che ha fatto riacquisire al Convitto e alle sue scuole annesse un ruolo di primo piano che questa scuola, la più antica della città, merita.

Oggi sia la scuola primaria che la secondaria di I° grado e il Liceo classico hanno livelli di ottima qualità, in particolare il Liceo Classico Europeo, nel contesto della riforma dei cicli, si presenta come la più completa e moderna offerta formativa. Il suo piano di studi è, infatti, pensato in funzione di un ampliamento degli studi classici (materie di studio, contenuti disciplinari, impegno orario giornaliero) nell’intento di offrire una formazione ancora più completa che integri le tre forti Aree Culturali che lo caratterizzano: Umanistica, Linguistica e Scientifica, realizzandone una sintesi armonica.

La residenzialità ed il tempo prolungato fanno del Convitto il luogo d’elezione in cui il Progetto Liceo Classico Europeo, può trovare la sua realizzazione, poiché è la semiconvittualità o la convittualità che, grazie alla sinergia tra educatori, docenti e tutto il personale della scuola, favorisce la progettualità didattica, la produzione di performances artistico-teatrali di grande livello, promuove gli stages all’estero e gli scambi interculturali con ragazzi di tutto il mondo e permette così il raggiungimento di obiettivi educativi e relazionali atti ad abbattere ogni frontiera, anche sul piano della formazione indivi- duale, culturale e professionale.

Il Liceo Classico Europeo fornisce, dunque, una formazione completa, integrata, personalizzata, rispondente a quanto previsto dalle linee guida della Riforma di cui alla legge n°53/03.

Dal 1 settembre 2007 una parte dei locali ristrutturati sono tornati al Convitto che comincia a rivivere prestigiosamente. Nel 2008/2009 sono completati il Rettorato, gli uffici, il lato prospiciente la via Aschenez e l’edificio è riconsegnato nella sua maestosità e bellezza al Convitto e alle scuole annesse. Dal 2010 sono in funzione anche le aree ludiche e il lato sud del secondo piano.  Dal 2012 tutte le aule sono fornite di LIM (Lavagna interattiva multimediale) o di video touch screen e le palestre sono state dotate di attrezzature moderne e all’avanguardia.

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